Novembre 21, 2024

SCHEDA 9 – Il porto di Viareggio e la nautica

VI. LE RISORSE DELLA TERRA E DEL MARE NELLA CITTÀ VERSILIA

L’oro delle mani: un patrimonio storico da rilanciare

Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino

ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo

è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione

alla felicità sulla terra. Ma questa è una verità che

non molti conoscono.

Primo Levi, La chiave a stella, 1978

Il Porto di Viareggio: da qui parte la Versilia dei prossimi dieci anni.

Così ho scritto quando ho messo nero su bianco il mio primo abbozzo di programma elettorale per le regionali del maggio 2015 e questo confermo dopo una lunga fase di osservazione e studio dedicata a conoscere, imparare e riflettere con quelli che vivono il mondo della cantieristica, del porto, dei servizi nautici e della pesca a Viareggio.

Guardare oltre la crisi economica e finanziaria di inizio secolo e anche e soprattutto, oggi, oltre il tempo della pandemia è l’imperativo categorico per il settore.

Prendere finalmente coscienza che Viareggio ha le potenzialità giuste per sentirsi ed affermarsi come Città del Mediterraneo, come uno dei centri più prestigiosi e belli del Mediterraneo e che il suo orizzonte è transfrontaliero, interculturale e internazionale.

In Toscana e principalmente a Viareggio agisce e permane, nonostante tutto, l’eccellenza mondiale del panorama nautico.

Ogni anno, nel mondo, vengono prodotti quasi mille yachts di dimensione superiore ai 24 metri, di questi circa il 20% è prodotto nel sistema distrettuale toscano; al centro di questo sistema c’è l’area produttiva di Viareggio. Cinque tra i 15 maggiori produttori al mondo di imbarcazioni sopra i 24 metri hanno sede a Viareggio; in provincia di Lucca agiscono più di mille imprese artigiane che operano nel distretto nautico, i lavoratori occupati sono oltre 6.000.

Il distretto nautico toscano fattura circa 1,5 miliardi di euro all’anno. Questi numeri raccontano di 200 anni di storia e di crescita di conoscenza nel settore: un patrimonio d’imprese artigiane e d’industrie che rappresenta un valore incommensurabile per la Toscana e per il Made in Italy.

L’obbligo dei pubblici amministratori e della politica, di fronte a questa realtà, è quello di uscire dalle nebbie dell’immobilismo e dell’incapacità progettuale e pianificatoria. L’obbligo è quello di mettere in atto politiche chiare e razionali per il rilancio di Viareggio e del distretto nautico toscano.

In effetti, la sensazione che si ha guardando al complesso e contraddittorio sistema del porto di Viareggio è che imprese e lavoratori abbiano la capacità di tenere la sfida della globalizzazione, della crisi e della competizione internazionale di alto livello, ma che queste potenzialità siano frenate dalle annose e irrisolte questioni dell’insabbiamento del porto, dell’interruzione dell’asse stradale di penetrazione e soprattutto dalla mancanza di una decisione attuale sulla pianificazione e riorganizzazione del porto, del Polo Nautico, del Triangolino, della collocazione delle imbarcazioni e del sistema delle infrastrutture necessarie a tenere in piedi un comparto che ha estrema necessità di agire con dinamicità e qualità elevate.

La nautica aspetta da troppo tempo i fondali adeguati, gli spazi per gli yachts di grandi dimensioni, le politiche di marketing territoriale e di rilancio del brand Viareggio per attrarre le barche da mantenere e rafforzare, così, la prospettiva delle imprese dedicate al refitting.

Una barca produce, nel corso della sua vita, un valore aggiunto in termini di costi di gestione pari quasi al dieci per cento del suo valore all’acquisto e chiunque può immaginarsi quale indotto potrebbe crearsi per Viareggio e la Versilia tutta se armatori e capitani decidessero non solo di comprare le grandi barche a Viareggio, ma anche di scegliere la nostra città per le manutenzioni ordinarie e straordinarie dei loro yachts.

Al tempo stesso le imprese della pesca attendono la realizzazione del nuovo mercato ittico per poter adeguatamente rispondere ai nuovi regolamenti europei, per far nascere la figura dell’imprenditore ittico dedito anche al pescaturismo e all’ittiturismo e capace di dare un’impronta forte alla filiera alimentare del pesce.

I lavoratori attendono scelte sul demanio pubblico trasparenti e pubblicamente pianificate, scelte che garantiscano investimenti di imprenditori seri e qualificati, rispetto dei diritti dei lavoratori, ripresa dell’occupazione, tutela dei beni comuni.

Tutti pretendono che i rappresentanti pubblici si assumano con senso di responsabilità e capacità critica l’onere delle scelte e il carico della loro attuazione in tempi rapidi.

In questo contesto generale, nel panorama del distretto versiliese, ma anche nell’ambito provinciale e dell’area vasta della Costa Toscana un ruolo centrale, per la ripresa della crescita sotto l’insegna della qualità, lo dovranno svolgere l’industria della nautica e un porto di Viareggio tornato alla sua piena efficienza. La Versilia non può più permettersi che il porto di Viareggio continui a non poter ospitare imbarcazioni di 70 metri e di pescaggio superiore ai 5 metri.

La classe dirigente versiliese dovrà affrontare scelte coraggiose e interventi strutturali, adeguati alle attuali necessità del grande turismo nautico e riassumere sotto un’unica grande visione progettuale e programmatica le funzioni delle darsene storiche e la suddivisione degli spazi e delle funzioni nella nuova darsena.