Novembre 21, 2024

SCHEDA 11 – La Versilia dei marmi

La discussione sulle attività estrattive nelle Apuane versiliesi e garfagnine, che coinvolge la nostra impresa manifatturiera del marmo, assume un valore che va oltre il solo aspetto economico e occupazionale e tocca la stessa identità storica e culturale, il genius loci, di un territorio e della popolazione che lo abita.

Da tempo sono state messe in atto nei Comuni versiliesi pratiche e procedure di qualità per allineare le attività estrattive a strategie di forte ricaduta economica sui territori di competenza e percorsi di progressiva e maggiore attenzione ai temi della qualità ambientale e del rispetto della natura e del paesaggio.

Nel Comune di Seravezza, in particolare, da oltre dieci anni si è cominciato a parlare e, di conseguenza ad agire, riguardo alla creazione di esperienze virtuose che favorissero la trasformazione in loco dei materiali estratti e la crescita della filiera locale; ci siamo posti il problema della tracciabilità e certificazione dei marmi estratti, delle modalità di definizione del contributo regionale ambientale sulle attività estrattive e dell’individuazione degli strumenti per la determinazione del valore medio del materiale estratto; a Seravezza da anni stiamo valutando la possibilità di avere non solo un sistema di imprese della trasformazione, ma anche una comunità e un territorio dinamici, culturalmente e tecnicamente avanzati e, dunque, capaci di essere competitivi nel sistema internazionale e globale.

I rapporti dell’Istituto studi e ricerche sull’incidenza del «marmo artistico» sull’economia mostrano che la sola Pietrasanta supera in laboratori artistici e in numero di addetti l’intera provincia di Massa Carrara.

In Versilia, in particolare a Seravezza, le più importanti autorizzazioni all’estrazione all’interno del Parco delle Apuane sono state rilasciate solo dopo l’espletamento di inchieste pubbliche e con l’attivazione di prescrizioni per mitigazioni e compensazioni molto precise e dettagliate. Riguardo al territorio delle Apuane versiliesi abbiamo iniziato da molto tempo a porci il problema della compatibilità ambientale, idrogeologica e paesaggistica delle attività estrattive e degli interventi di ripristino.

Le nostre posizioni al riguardo sono chiare, nette e fissate da tempo in documenti e atti ufficiali: noi siamo quelli che puntano a modelli di crescita ragionevole e che vogliono tutelare e garantire, oltre all’ambiente, la storia e il futuro della nostra terra e della nostra gente.

Seguendo questa logica ci opponiamo con forza alla fine della storia dell’impresa del marmo, del sistema manifatturiero, di tutto l’indotto e di un intero modello economico e sociale in Versilia e sulle Apuane.

Il difficile rapporto tra lavoro, sviluppo, crescita – da un lato – e ambiente, paesaggio, salute – dall’altro -, non può essere regolato con colpi di mano e furore ideologico: temi così delicati e sensibili si affrontano con il dialogo, la pazienza, l’ascolto e la condivisione.

La strada che, da anni, ci sforziamo di perseguire si contrappone con nettezza e forza a totalitarismi ambientalisti che vogliono proporre alla nostra gente il miraggio bucolico di un’area Apuo-Versiliese “decrescente e felice” e, allo stesso modo, alla spregiudicatezza di imprenditori che mirano al loro esclusivo profitto in barba agli interessi delle comunità e ai valori dei beni comuni.

In mezzo a queste due posizioni estremiste ci sono i cittadini che chiedono lavoro, tutele, salute, ambiente sano e che rivendicano il diritto di poter far vivere le loro famiglie con decoro e dignità; ci sono le imprese e gli artigiani capaci, onesti e coraggiosi; ci sono migliaia di persone e attività che vivono con l’indotto dell’industria, dell’artigianato e dell’arte e ci sono le Amministrazioni Comunali che hanno ottenuto il consenso degli elettori su programmi equilibrati di crescita e tutela e che vogliono essere protagoniste delle decisioni che riguardano il futuro delle loro popolazioni e della loro terra.

Noi sappiamo che se l’impresa e l’artigianato dovessero scomparire non potrebbero continuare ad esistere sul territorio arte e artisti, ristoranti e negozi, professionisti e tecnici, lavoro e benessere. Da anni insistiamo per far comprendere la specificità della nostra realtà e la caratteristica “unica e irripetibile” che ha, nel suo piccolo, il sistema del “lapideo in Versilia”.

La Versilia marmifera presenta, è evidente, caratteristiche distintive e peculiarità che non sono solo paesaggistiche ed ambientali. Tali caratteristiche sono esaltate ed evidenziate soprattutto grazie alla grande qualità, riconosciuta in tutto il mondo, da sempre espressa dal nostro settore manifatturiero, industriale, artigianale e artistico e dal fatto che i marmi e le pietre custodite nel fronte versiliese del sistema montuoso delle Apuane sono di straordinario e unico pregio qualitativo, tanto da un punto di vista estetico, quanto da un punto di vista strutturale e merceologico. Infine, uno dei tratti distintivi di questa attività è riconducibile alla consapevolezza che i quantitativi di marmi da estrarre dalle cave versiliesi, necessari a dare respiro, sostegno e nuovo slancio al nostro settore, sono molto limitati, rispetto al contesto di un’area industriale come quella di Carrara, e possono essere contingentati e certificati.

La Versilia ha la possibilità di mettere in campo un brand management di straordinaria forza e competitività non solo nel settore manifatturiero ed artistico-lapideo ma anche nei settori del commercio, della ristorazione, dell’arte della cultura e dell’accoglienza turistica.

Istituzioni, mondo delle imprese, mondo del lavoro, sistema bancario, sensibilità ambientaliste e cittadini si devono adoperare per condividere un Patto per il Territorio a sostegno di un modello di sviluppo dell’economia versiliese. Un patto che tenga insieme turismo balneare, sistema della accoglienza, manifatturiero lapideo, patrimonio ambientale e paesaggistico, tradizioni locali, arte e cultura.

Un Patto, condiviso e trasparente, costruito a partire dalle procedure di filiera corta e dalla prospettiva di poter ottenere un’ampia ed equa redistribuzione sul territorio di benefici, risorse e benessere. Le sfide dell’oggi, così difficili e, per tanti versi drammatiche, ci obbligano a cercare in noi stessi, qualunque sia il ruolo che svolgiamo nella società, quelle risorse aggiuntive, quelle energie e motivazioni superiori, quelle qualità professionali e morali che ci possano aiutare ad alzare il livello complessivo della nostra società e che ci consentano di prospettarci e prepararci un futuro migliore. Questa sfida chiama all’appello, in primo luogo, Istituzioni e mondo del lavoro.

Il sistema delle imprese lapidee dell’estrazione e della trasformazione delle Apuane deve, sempre più, prendere coscienza che un confronto e un rapporto stretto con il territorio dove opera è indispensabile alla sopravvivenza dell’intero settore. I sette Consigli Comunali della Versilia, riuniti in seduta congiunta, hanno affermato con forza, nel 2014, che non è ipotizzabile in Versilia un futuro senza il lavoro del marmo.

Una Versilia senza il lavoro del marmo rischierebbe di perdere la propria identità e perderebbe presto lo storico legame con la Firenze Umanistica e Rinascimentale dei grandi artisti, dei grandi architetti, ingegneri e pensatori; sarebbe portata a ridimensionare il significato della presenza di Michelangelo Buonarroti, che in Versilia fu non solo e non tanto nella veste di scultore, ma anche e soprattutto in quella di ingegnere, imprenditore, cavatore e commerciante di marmi.

La lezione che proviene da questi richiami storici e che dobbiamo cogliere a pieno e in profondità è data da due fattori: la capacità che l’uomo del Rinascimento aveva di rapportarsi con la natura, in quanto elemento da interrogare, interpretare, modificare e rispettare e gli innegabili progressi che questa capacità di rapporto ha prodotto per l’intera storia dell’umanità.

Nel tempo contemporaneo la globalizzazione e la crisi possono essere affrontate solo ripensando in profondità il rapporto con i mercati internazionali e attraverso la presa di coscienza del livello raggiunto dai competitori degli altri Paesi. Al tempo stesso, in un ambito nel quale si sottrae materia prima non rinnovabile e si va a modificare in modo irreversibile il paesaggio, le imprese devono fare in profondità i conti con le comunità dei residenti e con gli interessi legittimi che si distanziano dai loro. Le ricadute sui territori, in termini occupazionali e di miglioramento della qualità della vita e della diffusione del benessere, devono risultare a tutti più evidenti, concrete e condivise. La distanza tra pochi che si arricchiscono molto e troppi che sentono i morsi della crisi deve essere ridotta anche grazie a una nuova mentalità, a un nuovo approccio delle imprese nei confronti del territorio.

In mancanza di questa evoluzione, di questo “patto tra istituzioni, imprese, lavoratori e cittadini” il settore del marmo (come per altri versi quello dei balneari) potrebbe presto scontare il peso irreversibile del malcontento generale.

C’è, si diceva, un problema di cultura generale a fondamento di tutto ciò: il nodo centrale è dato dalla lettura del nostro territorio, dall’interpretazione della sua storia e del suo sistema socio economico, delle criticità e potenzialità, dalla visione del futuro.

Obiettivi

Favorire la trasformazione dei marmi estratti nel nostro distretto artigianale e industriale.

Mettere in atto strumenti per la tracciabilità dei marmi estratti.

Attuare un progetto capace di legare il sistema economico prodotto dal lapideo con quello prodotto da turismo, arte, storia e cultura.

Affermare la validità di una visione strategica del territorio (sintetizzata nel Progetto d’area della Via dei Marmi e di Michelangelo) che punti alla tutela e alla valorizzazione della manifattura, dell’artigianato e dell’arte come espressioni della storia e della cultura locale.

Realizzare un modello di turismo culturale e ambientale.

Creare ambiti nuovi e complementari rispetto a quelli tradizionali dell’economia versiliese (industria e turismo balneare), fondati sul turismo lento, sulla rete dei Sentieri dell’Alta Versilia, sulle escursioni e le visite guidate ai laboratori e ai siti estrattivi.

Investire parte delle risorse create dall’industria del marmo per la cura dei sentieri, la tenuta delle sorgenti e dei corsi d’acqua, la fruibilità dei luoghi, l’interconnessione con attività (anche piccole, familiari) di accoglienza e promozione turistica.