
Condividiamo da lanuovaecologia.it
I primi studi evidenziano che grazie a questa tecnologia la produttività della vite è aumentata fino al 30%, quelle dell’insalata del 10% e delle colture foraggere fino al 40%. Per la coltivazione del pomodoro si è osservata una riduzione dei consumi idrici fino al 65%. Legambiente: “L’agrivoltaico è una leva potente per aumentare la produzione agricola e di elettricità dal sole, integrare il reddito degli agricoltori contrastare gli effetti negativi della crisi climatica e centrare gli obiettivi di decarbonizzazione del settore primario”
In Italia cresce l’attenzione e il potenziale sull’agrivoltaico, frutto di un matrimonio vincente tra agricoltura e fotovoltaico. I numeri, tra progetti approvati, fondi stanziati e benefici ambientali ed economici, messi in fila da Legambiente in occasione del primo Forum Nazionale sull’agrivoltaico organizzato mercoledì 16 aprile a Roma, scattano una fotografia chiara e precisa. Stando agli ultimi dati ministeriali, su 304 pareri di Via (Valutazione di impatto ambientale) rilasciati nel 2024 dalla Commissione Pnrr Pnirc del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase), 153 erano relativi a progetti di agrivoltaico (pari al 50,3% del totale), 76 riguardavano parchi fotovoltaici a terra e 46 impianti eolici. Per il 78% dei progetti di agrivoltaico presentati il parere della Commissione è stato positivo, mentre il 22% dei progetti ha ricevuto il no del Ministero.
Si tratta, quindi, della tecnologia impiantistica più presente tra i pareri di Valutazione di impatto ambientale rilasciati dalla Commissione del Mase lo scorso anno. Un dato che, secondo l’associazione ambientalista, segna un passo decisivo per accelerare la diffusione del fotovoltaico nei terreni agricoli italiani, valorizzandone l’enorme potenziale e i molteplici benefici: questa tecnologia permette infatti di produrre energia pulita sfruttando le superfici coltivate, migliorare le rese agricole grazie all’effetto ombreggiante, ridurre il fabbisogno idrico, promuovere un modello di agricoltura a zero emissioni in grado di contrastare gli impatti della crisi climatica e offrire nuove opportunità di integrazione del reddito per le aziende agricole. Studi sperimentali confermano che la produttività della vite coltivata sotto impianti agrivoltaici è aumentata del 15-30%, quella dell’insalata del 10%, mentre per il pomodoro si è osservata una riduzione dei consumi idrici fino al 65%. Le colture foraggere hanno registrato incrementi di resa fino al 40%.
A supporto di questa tecnologia c’è anche lo stanziamento previsto dal Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr), pari a 1,1 miliardi di euro, per installare impianti agrivoltaici per una potenza complessiva di 1,04 GW e una produzione di almeno 1.300 GWh/anno, entro il 30 giugno 2026. Nel settembre scorso alla chiusura del bando Pnrr sull’agrivoltaico al Gse (Gestore dei servizi energetici) erano giunte dagli operatori 643 richieste di finanziamento, la maggior parte dal Sud e dalle Isole (pari al 56% del numero totale), per progetti con potenza complessiva di oltre 1,7 gigawatt. Le richieste pervenute ammontavano a circa 920 milioni di euro e, per usare tutto il finanziamento previsto dal Pnrr, dal 1° aprile 2025 sono stati riaperti i termini per la presentazione delle istanze di partecipazione al bando, che si chiuderà definitivamente il 30 giugno 2025.
A fronte di questa deadline, Legambiente torna a ribadire l’importanza di accelerare la realizzazione di impianti agrivoltaici in Italia, sia per non perdere le risorse economiche del Pnrr, sia per contribuire a centrare l’obiettivo sulle rinnovabili al 2030 previsto dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec). Per far ciò è importante superare anche quegli ostacoli non tecnologici che oggi ne frenano lo sviluppo, come gli iter autorizzativi troppo lunghi, i no delle Sovrintendenze e del Ministero della Cultura, le lentezze decisionali delle Regioni, i decreti sbagliati, come quello sulle aree idonee che delega completamente le Regioni a definirle. Diverse regioni vorrebbero limitare fortemente l’agrivoltaico, fino ad arrivare all’eccesso della Toscana che, entro 60 giorni dall’approvazione della legge regionale, vuole approvare in Giunta i requisiti tecnici per definire un impianto come agrivoltaico, visto che sono stati abbondantemente definiti dalla normativa nazionale. In questo percorso tortuoso pesano anche i diversi no arrivati dal comparto agricolo, come testimoniano le querelle e le politiche degli ultimi anni.