Condividiamo da lanuovaecologia.it
Gli scienziati di ClimaMeter hanno confrontato i dati degli ultimi 40 anni. In condizioni di bassa pressione simile, ora ci sono precipitazioni più violente e venti più forti. La variabilità naturale da sola non spiegherebbe queste differenze
Molte regioni italiane sono ancora sott’acqua. Forti temporali e precipitazioni hanno causato nei giorni scorsi allagamenti diffusi in alcune zone dell’Italia e della Francia centrale. Tra il 18 e il 19 ottobre l’Emilia-Romagna è stata nuovamente l’area più colpita: a Bologna sono caduti oltre 160 mm di pioggia in sole quattro ore, causando pericolose inondazioni e oltre 3.000 evacuazioni in tutta la regione. Un giovane di vent’anni è morto tragicamente dopo essere stato travolto da un’alluvione a Pianoro. L’alluvione ha colpito città come Ravenna, Modena e Reggio Emilia, mentre l’esondazione di fiumi e torrenti ha causato ulteriori danni.
Un nuovo studio dei ricercatori del ClimaMeter, un progetto finanziato da Ue e Cnrs (Centro nazionale francese per la ricerca scientifica) ha concentrato l’analisi del fenomeno estremo misurando come sono cambiati gli eventi simili nel presente (2001-2023) rispetto a come sarebbero apparsi se si fossero verificati in passato (1979-2001) nella regione. Lo studio di ClimaMeter, pubblicato dopo peer-review e basato su informazioni meteo storiche degli ultimi 40 anni, ha preso in considerazione i livelli di pressione atmosferica.
I ricercatori hanno confrontato “la somiglianza tra i sistemi di bassa pressione alla fine del XX secolo (1979-2001) e quelli attuali, negli ultimi decenni (2002-2023), quando l’effetto del cambiamento climatico è diventato più evidente. L’analisi valuta anche il contributo di diversi fenomeni naturali come El Niño, l’Oscillazione Decadale del Pacifico e l’Oscillazione Multidecadale Atlantica”.
Le analisi hanno rilevato che le condizioni meteorologiche che hanno scatenato le alluvioni multiple in Italia sono estremamente rare, in termini di forza e intensità, rispetto al record storico di tempeste simili. Ci sono pochi record storici che corrispondono all’intensità della tempesta. Basse pressioni mediterranee simili a quella che ha causato molteplici alluvioni in Italia nell’ottobre 2024, mostrano un aumento delle precipitazioni (fino a 10 mm/giorno, o fino al 25% in più di precipitazioni) e producono venti più forti (fino a 6 km/h, pari a un aumento del 10% della forza del vento) nel presente rispetto al passato. I ricercatori sottolineano quindi che le molteplici alluvioni in Italia sono un evento determinato da condizioni meteorologiche del tutto eccezionali. Fenomeni naturali come l’Oscillazione decadale del Pacifico e l’Oscillazione multidecadale dell’Atlantico possono aver giocato un ruolo, ma da sole non potrebbero spiegare cambiamenti così intensi nelle precipitazioni e nei venti. Parte della responsabilità, insomma, è da attribuire senza dubbio ai cambiamenti climatici provocati sulla Terra dall’essere umano.