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La Corte europea dei diritti dell’uomo ha proclamato una sentenza storica, che inchioda la Svizzera sull’inazione climatica. Legambiente: “è un passo importante che può avere effetti a cascata per i 46 stati del Consiglio”
Una sentenza storica della Corte Europea dei diritti dell’uomo ha dato ragione oggi, 9 aprile, alle Klima Seniorinnen, le “Anziane per il clima”, oltre 2.500 attiviste svizzere over 60 che si erano appellate alla Corte accusando il loro Paese di inazione contro la crisi climatica. Già nel 2016 l’associazione aveva intentato una causa climatica contro il governo, accusandolo di non aver fatto abbastanza per ridurre le emissioni di gas serra. Una negligenza che le attiviste considerano in contrasto con gli obblighi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che includono il diritto alla vita e all’autonomia. Dopo otto anni di denunce quindi, vedendo respinta la causa nel proprio Paese, le “Anziane per il clima” nel marzo 2023 hanno presentato un ricorso alla Corte Europea dei diritti di Strasburgo. Obiettivo: obbligare la Svizzera ad agire e “intervenire a tutela dei diritti umani” adottando provvedimenti legislativi e amministrativi necessari per limitare un aumento della temperatura media globale entro 1,5°C rispetto all’epoca pre industriale, con un’effettiva riduzione delle emissioni di gas serra.
Le signore dell’associazione Klima Seniorinnen hanno sempre dichiarato di lottare per le giovani generazioni e per il futuro del pianeta, ma soprattutto per le meno giovani, perché la loro salute, sottolineano, “è minacciata dalle ondate di calore aggravate dalla crisi climatica”. Secondo loro sono proprio le persone più grandi, e nello specifico le donne più avanti con gli anni, a soffrire più degli altri per gli effetti del riscaldamento globale.
Per la Corte, in Svizzera c’è stato il mancato rispetto degli obiettivi di riduzione dei gas serra, e quindi la violazione di alcuni diritti umani. Una sentenza storica, vincolante per tutti i 46 stati del Consiglio d’Europa, e che rappresenta già un importante precedente legale. C’era anche Greta Thunberg, che ha dichiarato “un successo” la pronuncia delle Corte.
“Siamo soddisfatti della sentenza storica della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato la Svizzera per aver ignorato l’obbligo di tagliare le emissioni di gas serra in misura sufficiente a ridurre il pericolo di una violazione dei diritti umani – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – È la prima volta che un tribunale transnazionale specializzato in diritti umani sostiene esplicitamente il diritto alla protezione del clima, mettendo in relazione la difesa del clima e i diritti umani, e condanna l’inazione dei governi. Un passo importante che potrebbe avere un effetto a cascata per tutti i 46 stati del Consiglio d’Europa. L’Italia cambi rotta subito recuperando i ritardi accumulati nella lotta alla crisi climatica, smettendo di rincorrere le emergenze e di pagare in termini di vite umane e danni ai territori. Ce lo ricordano i dati dell’Osservatorio Città Clima: nel 2023 si sono verificati ben 378 eventi meteorologici estremi, +22% rispetto all’anno precedente con danni miliardari ai territori e la morte di 31 persone. Il Governo italiano – continua Ciafani – acceleri su attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) e su relative risorse economiche necessarie, con una strategia chiara di prevenzione che permetterebbe di risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni. Sarà inoltre importante approvare un PNIEC, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, con obiettivi più ambiziosi di produzione di energia rinnovabile e di riduzione di gas climalteranti al 2030, andando ben oltre il 40% di riduzione delle emissioni previsto attualmente e raggiungendo almeno il 65% per essere in linea con l’obiettivo di 1.5°C previsto dall’Accordo di Parigi.”