In quest’ultimo dei Quaderni di Erba d’Arno, finalmente completata vede qui la luce questa complessa trilogia di Giuseppe Cordoni, Dalla terra tradita (L’insipida abbondanza, L’ombra del fico, Il pane in prestito); tre racconti in versi tutti ispirati da un medesimo motivo: il tramonto e la morte della civiltà contadina sul territorio versiliese. Un’originale evocazione poetica che coglie in tutta la sua drammatica attualità il senso delle radicali mutazioni antropologiche, spirituali e ambientali di quest’ultimo mezzo secolo.
“Immensa era la foto
dei bisnonni (io così la vedevo
da bambino). Pendeva
in una nera cornice
sull’arcile di cucina. Ersilia
e Salvatore: lei minuta
con il volto compreso
in una cuffia, come se ritornasse
da lontano, ansiosa ti fissava
interrogando. Bonaria
l’espressione di lui, calvo,
ti sorrideva sotto i baffi
bianchi. Chi sono?… Dove
sono?… Che ne sa un bambino
del poi dover morire?… A chi chiedevo
mi parlava di cielo, di scomparsi,
d’anime sante ancora
in purgatorio.
Il vetro andò in frantumi.
All’orlo della fiamma si raggrinzì
la carta inumidita; si sfasciò
in un baleno il legno
logorato dalle tarme. Nessuno
più li vide né si seppe
del confine che lega i vivi
ai morti.”
Giuseppe Cordoni
*Da L’insipida abbondanza (Mai si fece tanto fuoco)
LA TERRA TRADITA, Quaderni di Erba d’Arno, Fucecchio, 2019