Il nuovo mondo che uscirà dalla pandemia e dalla crisi economica, sociale e culturale che essa sta determinando e dai primi venti terribili anni di questo nuovo millennio così fortemente caratterizzati dall’aumento delle iniquità, dalla planetaria instabilità, dalla vittoria ideologica degli egoismi e dei rinnovati nazionalismi, dalla guerre e dai terrorismi di religione, dal consolidarsi e rafforzarsi dello sfruttamento dei poveri da parte di una ristretta classe di pivilegiati dovrà, per forza, ripensare se stesso e magari recuperare valori umani e ambientali che al momento sembrano, se non scomparsi, soccombenti.
Anche la Versilia, così come l’Italia, dovranno guardare al futuro come ad un tempo nuovo e non come ad un recupero o ad un ripristino del tempo passato.
Lo stesso mondo dell’impresa, volendo recuperare competitività nel contento internazionale, dovrà modificare radicalmente il rporpio approccio con la natura e con la costituzionale funzione sociale dell’impresa.
Certo, nelle nostre aree artigianali, nel porto di Viareggio, a Motrone, alle Bocchette, al Portone, a Ciocche-Puntone sono ancora presenti e, in alcuni casi stanno ulteriormente crescendo, imprese sane e virtuose capaci di resistere alla crisi e alle difficoltà del sistema globalizzato, ma è anche vero che tutte le nostre aree artigianali e industriali e il sistema di imprese familiari, piccole e medie che ne costituiscono il corollario diffuso sul territorio, non riescono a dare vita ad un sistema integrato e organico, raramente si parlano e con difficoltà sviluppano sinergie.
Abbiamo eccellenze nella nautica, nel lapideo, nelle telecomunicazioni, nel calzaturiero e nell’agroalimentare, ma la disoccupazione e la precarizzazione del lavoro non si fermano.
I giovani non riescono a trovare una prima occupazione e gli adulti che perdono il lavoro rischiano l’emarginazione sociale; il sistema della formazione, della rigenerazione dei lavoratori e, in generale, del welfare non riesce a offrire risposte valide: non pare più capace di tenere botta di fronte alla gravità della situazione.
Per inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro non sono più sufficienti né le migliori qualifiche, né l’estrema flessibilità e disponibilità ad adattarsi a diversi impieghi.
Non c’è impresa capace di durare nel tempo se è priva di coraggio, curiosità, intuizione, ricerca e conoscenza.
E il tempo ha dimostrato, almeno nel nostro Paese, che l’deologia che ci è stata proponato per più di venti anni secondo la quale la facile mobilità del lavoro (tradotto il lavoro precario e i licenziamenti facili) avrebbe prodotto più occupazione è stata una colossale presa per il culo dei lavoratori, dei disoccupati e soprattutto delle nuove generazioni: tuto ciò ha semplicemente aiutato il clamoroso, colossale, distruttivo accentramento del capitali nelle mani di pochissimi, ricchissimi miliardari che sono andati a costituire imponenti e inattaccabili centri di potere finanziario, mediatico e politico.
I cittadini e le masse mondiali, in questo contesto, non sono più esseri umani con i loro diritti, ma “clienti”, acquirenti da spolpare e da fare indebitare.
In un contesto così complesso e drammatico la nostra terra, la nostra Versilia potrà continuare ad avere delle potenzialità importanti ma soltanto se riuscirà a basare il proprio ruolo sulla riscoperta di valori fondamentali e delle proprie peculiarità e qualità. Se ci soffermiamo a pensare al nostro territorio, se ci “voliamo sopra” a volo radente, risalendo dal mare vediamo cose che possono veramente farci ben sperare.
Viareggio, che è la città più popolosa, più importante e rappresentativa del contesto versiliese, ha attraversato negli ultimi anni una crisi politica, amministrativa, culturale e socio-economica di grande portata, crisi che desta tuttora grande preoccupazione in tutto il nostro comprensorio, ma che forse potrebbe presto lasciarsi definitivamente alle spalle dopo un grande sforzo fatto da Amministratori pubblici e cittadini per riprendere un percorso di crescita e benessere.
Viareggi ha nel proprio dna le grandi potenzialità di una splendida città.
Viareggio, ovviamente, è sinonimo di turismo; è stata riconosciuta per decenni come polo attrattivo del turismo di classe e qualità; l’architettura delle sue villette e dei suoi palazzi è nota e rinomata a livello mondiale.
Certo, il turismo del terzo millennio non è più quello dei primi decenni del XX secolo e neanche quello degli anni cinquanta e sessanta del secolo passato.
Prima della pandemia la domanda era fortemente cambiata, erano cambiati i paesi di provenienza dei turisti, erano mutate le esigenze, le aspettative e gli stili secondo i quali vivere la vacanza. Il flusso di persone in movimento nel mondo era sicuramente aumentato e i tempi e i costi di percorrenza di erano ridotti in modo esponenziale.
Cosa sarà di tutto questo dopo la pandemia?
Non è insensato pensare che molte cose non saranno più come prima e che la caccia, già iniziata, alle grandi ville di campagna e di collina da parte di ricche famiglie italiane e straniere non finirà tanto presto.
Ma le imprese turistiche che effitti subiranno?
Cosa ne sarà del settore alberghiero?
Dobbiamo sicuramente mettere in conto che la concorrenza internazionale sarà ancora di più agguerrita e competitiva per i costi più bassi, ma è anche vero che per bellezze paesaggistiche e storico-architettoniche nessun paese al mondo può vantare il brand dell’Italia e in Italia, forse, nessuna regione ha l’appeal della Toscana.
Non sono però più i tempi nei quali bastava essere in Italia, bastava essere in Toscana, era sufficiente essere in Versilia e aprire la mattina la “bottega” e aspettare per vedersi arrivare in negozio o in albergo frotte di turisti. Sempre di più i turisti di tutto il modo sceglieranno con oculatezza, dedicano lungo tempo alla selezione delle mete e dei luoghi dell’accoglienza.
Il web sarà sempre di più lo strumento fondamentale di informazione, riflessione, analisi e scelta del turista mondiale.
Il turista di oggi conosce, è informato, riceve e trasmette esperienze, emozioni, sensazioni. Il turista non è più solo interessato, come un tempo, a scegliersi la meta del relax, non vuole limitare la propria esperienza di vacanza nell’ambito della struttura di alloggio, ma ricerca emozioni legate all’offerta culturale della zona e allo svolgimento di attività di varia natura.
Un territorio come la Versilia deve essere pensato e promosso nel suo complesso, con tutte le sue straordinarie valenze e potenzialità e deve sapersi collocare nel sistema turistico internazionale e globale mettendo in campo la forza della propria offerta storica, culturale, architettonica, artistica, paesaggistica.
Deve, in sostanza, saper creare una saldatura tra tutti gli interessi locali, collegare le strategie del settore balneare e alberghiero con quello del manifatturiero artistico e artigianale, con il lapideo e con le varie professioni, con il diffuso sistema dei servizi pubblici e privati. L’offerta turistica della nostra zona va pensata, proposta e promossa nel complesso sistema territoriale della Versilia e tutto ciò va incluso in un’idea generale di territorio elaborata in stretta connessione tra enti pubblici e portatori d’interesse privati e civici. Il futuro del turismo versiliese per i prossimi decenni, dunque, deve essere pensato e prodotto attraverso un grande sforzo corale, partecipato e aperto; all’interno di un patto territoriale che ponga sullo stesso piano tutti gli attori e i protagonisti dell’open government versiliese.
Questa strategia dovrà, inoltre, essere collocata all’interno di un processo di razionalizzazione e riqualificazione della rete dei punti di informazione e accoglienza che sono presenti nei nostri Comuni, ma ricordando e mettendo a frutto anche il fatto, straordinario ma mai a pieno compreso e valorizzato, che la Versilia, unica in Toscana, è una terra sulla quale insistono due Parchi Regionali: “Migliarino-San Rossore” e “Alpi Apuane”.
Non appare edificante e neanche tanto giustificabile il fatto che queste due importanti realtà non siano mai state messe a sistema in un progetto di promozione turistica della Versilia, come appare assurdo che aree umide e straordinarie come il Lago di Massaciuccoli e il Lago di Porta non abbiano avuto un comune percorso di tutela e valorizzazione.
Mi pare assurdo anche che la Versilia degli Enti pubblici e quella degli operatori economici (non solo del settore del turismo) sia promossa negli scali aeroportuali toscani soltanto per mezzo di azioni singole, settoriali, puntuali e mai come “Sistema territoriale integrato”. Ormai è evidente che il marketing territoriale non può più essere pensato e portato avanti per singolo Comune o per singola impresa. Da qui, da questo percorso di maturazione e presa di coscienza potremo, poi, trarre i progetti e la forza per dialogare con Toscana Promozione e inserire il nostro territorio in un pacchetto di offerta regionale rivolto ai grandi operatori internazionali.
La Versilia può offrire oltre al turismo del mare:
- turismo montano e carsico: con l’Antro del Corchia abbiamo una delle più importanti grotte carsiche d’Europa;
- turismo ambientale, storico e paesaggistico: la Linea Gotica, le incisioni rupestri, le marginette votive, la rete dei Sentieri dell’Alta Versilia e quelli del Cai;
- turismo lapideo: si può dire ciò che si vuole dell’industria estrattiva del marmo ma chiunque abbia portato un “forestiero” su una qualsiasi delle cave di marmo delle Apuane Versiliesi ha potuto cogliere l’estasi negli occhi del visitatore;
- turismo collinare: tutti i paesi sui colli di Stazzema e Seravezza, le colline di Camaiore e la valorizzazione dei suoi borghi, Massarosa e le pievi, ecc.;
- turismo culturale: abbiamo a Seravezza, con il Palazzo Mediceo, l’unico sito Unesco della Provincia, il progetto d’area della Via dei Marmi e di Michelangelo;
- abbiamo il complesso straordinario del centro storico di Pietrasanta e la Versiliana; il Carnevale di Viareggio e il Pucciniano, Villa Paolina, Villa Argentina, Villa Borbone, la Gamc, il Museo della Marineria, Villa Bertelli, il palazzetto della Cultura di Cardoso, i premi letterari e culturali di Pietrasanta, Camaiore e Viareggio, i teatri di Viareggio, Camaiore, Pietrasanta e Seravezza;
- turismo di attraversamento: la Via Francigena, la pista ciclopedonale della costa toscana;
- turismo del lago: Massarosa e il progetto di green walking per collegare le città di Lucca, Massarosa e la Versilia;
- turismo del manifatturiero: i cantieri navali e le botteghe artigianali di Pietrasanta solo per citarne due;
- turismo enogastronomico: i prodotti dell’agricoltura, la buona cucina, la cultura della buona alimentazione, la “via del vino e dell’olio”;
- turismo sportivo;
- turismo nautico;
- turismo congressuale;
- turismo storico con aree archeologiche etrusche, romane (gli scavi di Massaciuccoli e dell’Acquarella a Capezzano), pievi e chiese medievali, palazzi rinascimentali, fino ai sentieri della Linea Gotica.
In un contesto così vasto e ricco di potenzialità il valore aggiunto ad un progetto di un turismo di qualità non può non essere dato dai prodotti del mare.
Ecco che un occhio di riguardo dovrà essere rivolto alla piscicoltura, al settore produttivo della pesca e all’inevitabile collegamento del pescato locale con la filiera della ristorazione, del commercio e del turismo enogastronomico.
Altro settore da tenere in grande considerazione per l’economia versiliese è quello dell’agricoltura: sono diverse centinaia le imprese attive nel nostro territorio, principalmente a conduzione familiare, del settore orto-florovivaistico, della forestazione e dell’agricoltura. In questo settore sta crescendo l’attenzione alla qualità, alla tipicità, alla valorizzazione della biodiversità, alla territorialità e alla sostenibilità sociale e ambientale. Le principali azioni da compiere saranno quelle rivolte alla diffusione di tecniche produttive a basso impatto ambientale e all’innovazione tecnologica, al recupero di aree abbandonate e degradate, alla cura di castagneti, oliveti, alla tutela dell’apicoltura.
Obiettivi
Questa scheda contiene e raccoglie quasi tutto l’insieme e la “filosofia” di questo lavoro. Per questo, qui, non viene presentata una serie di obiettivi specifici, ma si preferisce fare riferimento all’urgenza e alla non rimandabile necessità di pensare complessivamente la Versilia, attraverso la produzione di un grande “Progetto d’area” che sia capace di mettere in alto i nostri valori e le nostre potenzialità e abbia la forza e la volontà di dichiararli orgogliosamente al mondo.