Opera risalente al 1500, ma per leggenda molti secoli prima
A Orvieto c’è un Cristo scolpito nella rupe. È il Crocifisso del tufo, un’opera risalente attorno al 1500, anche se la leggenda la colloca molti secoli prima.
Si trova all’interno dell’omonima chiesa rupestre che resta chiusa praticamente tutto l’anno ed è sconosciuta sia ai turisti sia a gran parte degli orvietani. Claudio Bizzarri, archeologo e grande esperto dei beni culturali della città del Duomo, ha sottolineato con l’ANSA che “questo crocifisso e questa chiesa ipogea sono in qualche modo un unicum”. “La leggenda – prosegue l’archeologo – racconta che il crocifisso sia stato scolpito nel tufo da Floriano, legionario romano, attivo, assieme all’Impero, in queste zone durante la guerra gotica e quindi nel VI secolo dopo Cristo.
Sempre la leggenda dice di Floriano accusato di omicidio e furto dai suoi commilitoni e lui, colto da un forte senso di vergogna, decise di suicidarsi gettandosi dalla rupe, ma essendo molto confidente nel Cristo venne salvato. Come ricompensa a questa sorta di miracolo – spiega ancora l’archeologo – Floriano decise di incidere nella roccia vulcanica della rupe di Orvieto il crocifisso che ha poi dato il nome a tutta questa area, a cominciare dalla necropoli etrusca che da qui si trova a poche centinaia di metri. Se la leggenda narra questo, una valutazione artistica più appropriata dell’opera ci riporta attorno al 1500-1600. I primi documenti che ci parlano di questa chiesa risalgono al 1615, ma raccontano di un luogo di culto già molto attivo e quindi è facile ipotizzare che tutto questo fosse già presente da prima”. “Il crocifisso – aggiunge Bizzarri – non versa in ottime condizioni e sicuramente è stato molto rimaneggiato, a cominciare dalla sua collocazione. Si pensa che originariamente si trovasse all’esterno della chiesa e sicuramente anche la stessa chiesa era molto più grande e si estendeva al di fuori della rupe”. Per l’archeologo è un “vero peccato” non rendere fruibile il crocifisso ai visitatori, se non attraverso le piccole finestrelle che si affacciano sul ritrovano anello della rupe, un percorso naturalistico “sospeso” a metà del masso tufaceo.