MICHELA MARZANO, “STO ANCORA ASPETTANDO CHE QUALCUNO MI CHIEDA SCUSA” (RIZZOLI, PP.
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(ANSA) Quelle zone d’ombra per le quali si fa fatica a trovare le parole, in cui a volte parla prima il corpo Michele Marzano è riuscita a raccontarle nel suo nuovo libro Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa, appena uscito per Rizzoli, in cui si interroga intorno al significato del consenso. Ed riuscita a farlo in un romanzo che si è rivelata la forma perfetta.
“In tutti i miei libri, saggi o romanzi precedenti avevo evitato sistematicamente di affrontare il tema del consenso nella sessualità. Un tema su cui lavoro da tanto tempo, ma mi mancava la forma. Mi è venuta la voce narrante di Anna che mi ha permesso di parlare in prima persona, di passare dall’io al noi e di avere dei momenti di pura riflessione. E’ stato un tentativo di provare a forzare il genere” dice all’ANSA Marzano che presenterà il libro il 16 settembre a Pordenonelegge, la festa del libro con gli autori che si è aperta il 13 e si concluderà il 17 settembre.
Giornalista radiofonica, Anna, si tasferisce in Francia per seguire il marito che poi la picchia e dal quale divorzia. Ha tanti uomini e da piccola un professore le ha messo una mano in tasca durante una interrogazione. Sua madre le vuole un gran bene ma questo non la protegge.
“Quando parliamo di vergogna tante volte ne parliamo perché c’è un vissuto di vergogna alle relazioni con il maschile, in cui si è ceduto invece di consentire” spiega Marzano. Ma, come fanno le altre a farsi sempre rispettare? è la domanda ricorrente. “La sensazione è di non essere state capaci, mentre le altre si. In realtà nessuna ci riesce”.
Ma cos’è il consenso nelle relazioni sessuali? ” È molto diverso dal consenso informato rispetto alle cure mediche, al vaccino.
Nel caso delle relazioni sessuali non sappiamo bene a cosa acconsentiamo. L’inizio di un rapporto sessuale non ci dice nulla di come evolverà. E’ qualcosa di frastagliato e di mobile.
Talvolta il corpo dice no ma noi non riusciamo a seguirlo, però poi il corpo non dimentica e torna sul luogo del delitto”. Qual è il confine per cui si può dire di essere vittime di violenza? “ll cosiddetto stupro giusto o vittima giusta chiunque è in grado di riconoscerla e chiamarla tale. E’ chiaro il no, la ferita, i lividi. Ma ci sono tante zone d’ombra in cui non si è chiaramente vittime, colpevoli, però di fatto c’è abuso. A cosa si acconsente? Il tentativo è stato quello di entrare nella testa di Anna” racconta Marzano, autrice di libri come L’amore che mi resta e di Stirpe e vergogna,.
“Abbiamo tutte vissuto una situazione che avremo voluto non accadesse. Si è anche vittime se ci si trova in situazioni di assimetria, se la persona di fronte è un capo ufficio, un capo redattore”. Tanti gli interrogativi disseminati nel libro: “Acconsente davvero una persona che resta muta?”, “Ma chi è in grado di mostrare, una volta ch’è finito tutto, cos’è successo?”.
Marzano racconta anche luci e ombre del Movimento MeeToo che in Italia, dice “è come se non fosse arrivato. Se ne è parlato poco, male e la questione è stata rimossa perché sono subito emerse le solite contrapposizioni”. In Francia, dove la filosofa scrittrice vive e insegna, “ha fatto invece un certo cammino che si comincia a constatare tra i più giovani che hanno comunque un atteggiamento diverso rispetto ai ragazzi e ragazze italiane”.
L’aumento dei femminicidi cosa significa? “È particolarmente inquietante. Ci mostra come finché non si fa un lavoro serio di decostruzione di determinati stereotipi, che poi entrano all’interno della cosiddetta cultura dello stupro, di fatto si ripropongono in maniera ancora più violenta. C’è un vero problema di tipo culturale che poi legittima determinati comportamenti e una presa di parola violentissima come quella di un Giambruno o anche di una Meloni. Si arriva all”attenti al lupo!’ ‘Ragazze non mettetevi nelle condizioni di consentire agli stupratori di fare quello che vogliono'” dice Marzano.
C’è qualcosa di personale in Anna? “La cosa autobiografica in questo libro è la bambina. Sono partita da una base vera che mi ha permesso di seguire il personaggio. Io ho avuto una storia completamente diversa per fortuna. Molti degli interrogativi di Anna li vivo tutt’oggi. Il titolo è stato un po’ il punto iniziale e finale di in un percorso difficilissimo, dolorosissimo. Anche su cose diverse, ognuno di noi si porta dentro un vissuto di una ingiustizia per cui aspetterebbe delle scuse”.
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