di Francesco Loiacono
Condividiamo da lanuovaecologia.it
“Nelle nostre città, come in quota, rallentare è l’unica via verso un futuro sostenibile. Anche economicamente”.
Editoriale al numero di marzo di Nuova Ecologia
Vivere, passeggiare, giocare, andare a fare la spesa, al lavoro o al cinema in totale sicurezza è possibile. Anche in Italia. Non serve la città ideale, quella da “Trenta e lode” disegnata per la nostra copertina da Jacopo Rosati, serve la voglia e la lungimiranza dei nostri amministratori di trasformare le aree urbane secondo il principio dei 30 chilometri orari. Urbanisti e progettisti lo dicono da tempo: ridisegnare gli spazi e organizzare il traffico veicolare, per indurre una riduzione della velocità di tutti i mezzi di trasporto, renderebbe le città più sicure e idonee a una rinnovata socialità. Muoversi più lentamente non cambia i tempi di spostamento, ma è necessario e urgente per ridurre lo smog, causa di 50.000 decessi l’anno in Italia, e contrastare quella violenza stradale che nello stesso arco di tempo uccide tremila persone. Solo nel mese di gennaio, lungo le nostre strade sono morti 51 pedoni, sette di loro addirittura sotto al portone di casa mentre gettavano i rifiuti domestici. Tragedie che non possiamo più accettare.
In seguito alla morte del ciclista Davide Rebellin, travolto dal conducente di un camion lo scorso 30 novembre a Montebello Vicentino, anche La Nuova Ecologia è scesa in strada e si è unita, il 13 dicembre 2022, al blitz “Basta morti in strada” indetto da numerose associazioni, davanti al ministero dei Trasporti. A fine incontro, una delegazione è stata accolta da due membri del gabinetto del ministro Salvini, propensi ad ascoltare e disponibili a successivi confronti per concertare soluzioni praticabili in tempi brevi. Il Consiglio comunale di Milano si è però portato avanti con il lavoro e il 9 gennaio ha approvato un odg in cui invita sindaco e giunta a proclamare il capoluogo “Città 30”, istituendo il limite di velocità a 30 km/h a partire dal primo gennaio 2024. Una misura non ancora in vigore, lo sarà a Bologna da giugno, ma che ha aperto il dibattito e spinto altre amministrazioni a interrogarsi su questa vantaggiosa trasformazione.
Sulle nostre montagne, intanto, le ultime settimane di inverno confermano una tendenza ormai consolidata: la quota in cui trovare 30 cm di neve per almeno 100 giorni l’anno, è sempre più in alto. Con pesanti ripercussioni sul turismo invernale. Quello basato sull’industria dello sci è sempre più in crisi, come denuncia il dossier di Legambiente “Nevediversa”. Gli impianti aprono a intermittenza e ricorrono sempre più spesso all’innevamento artificiale. Pure in quota, come in città, rallentare è l’unica strada verso un futuro sostenibile, anche economicamente.