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I numeri e le storie dell’ultimo “Rapporto Ecomafia” di Legambiente descrivono le nuove attività illecite ambientali: dal greenwashing alla corruzione
di Enrico Fontana e Antonio Pergolizzi
Le ecomafie stanno sempre più mutando, lo si percepisce scorrendo i numeri, le storie e i contributi dell’ultimo “Rapporto Ecomafia”. Nel 1994, quando Legambiente battezzò con quel neologismo, entrato nel vocabolario della lingua italiana, il coacervo d’interessi in cui si intrecciano criminalità ambientale, criminalità economica e criminalità organizzata, a farla da protagonisti erano i traffici Nord-Sud, le cave abusive e i terreni dove venivano “tombati” i rifiuti. Oggi l’ecomafia scopre i vantaggi del greenwashing, e grazie alle complicità di cui gode, cerca di aumentare la distanza tra gli scempi ambientali – di cui è principale responsabile, rappresentando il suo carattere distintivo – e le “nuove frontiere” della sostenibilità ambientale, da conquistare anche con raffinate tecniche di riciclaggio. Oppure, ricorrendo a pratiche corruttive. A fronte di questa evoluzione, continuiamo a registrare numeri impressionanti relativi agli illeciti accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, sebbene con un leggero calo rispetto all’anno precedente (-12,3%), interrompendo un trend in crescita che durava, impietosamente, da quattro anni. I numeri sono inesorabili: nel 2021 sono stati oltre 30.000 i reati contro l’ambiente (esattamente 30.590), alla media di quasi 84 al giorno, circa 3,5 ogni ora. E sono cresciuti gli arresti (368, +11,9% rispetto al 2020).
Rifiuti connection
Tornano a crescere i reati contestati nel ciclo dei rifiuti, che dagli 8.313 del 2020 passano a 8.473 (+1,9%), più di 23 al giorno. Crescono in maniera ancora più marcata gli arresti, 287 (+25,9%) e i sequestri, 3.745 (+15%), sintomo chiaro sia della gravità dei fatti contestati che della capacità dell’azione repressiva. Il valore economico complessivo dei sequestri e delle sanzioni amministrative sfiora i 615 milioni di euro. Numeri che dimostrano in maniera tangibile coma la pressione criminale sia tutt’altro che allentata.
Dal punto di vista territoriale, la Campania rimane la regione con il numero più alto di infrazioni, pari a 1.629, più del 19% sul totale nazionale, seguita dal Lazio, con 767 (9,1% sul totale nazionale) e dalla Sicilia, che scala la classifica fino alla terza posizione (763). Seguono la Puglia (755) e la Calabria (509), mentre la Lombardia si conferma la prima regione del Nord. Anche a livello provinciale ci sono poche novità rispetto alla passata edizione, visto che Roma rimane in vetta alla classifica con 430 reati, seguita da Napoli (394), Bari (251), Caserta (235) e Salerno (228).
Di inchieste contro i traffici illeciti di rifiuti monitorate da Legambiente nel 2021 se ne sono contate ben 38, in netta crescita rispetto all’anno precedente (quando erano state 27), mentre nei primi sette mesi di quest’anno la cifra è arrivata a quota 17.
Rispetto alle tipologie di rifiuti sequestrati dagli inquirenti, la gran parte sono industriali contaminati da metalli pesanti e fanghi di depurazione (civile e industriale), che insieme rappresentano più del 74% del totale, seguiti dai rifiuti da costruzione e demolizione (inerti, comprese le frazioni di amianto), compost fuori legge, scarti in plastica e pneumatici fuori uso. Le procure coinvolte si dividono in maniera equilibrata tra Nord (30), Centro (27), Sud e Isole (33), a rimarcare quanto il problema affligga l’intero Stivale.
I quantitativi di rifiuti sequestrati superano i 2,3 milioni di tonnellate, l’equivalente di 94.537 tir: messi su strada, uno dietro l’altro, formerebbero un serpentone di 1.286 chilometri, che da Reggio Calabria potrebbe spingersi al confine con la Svizzera. Anche gli incendi agli impianti di trattamento, smaltimento e recupero di rifiuti registrano una recrudescenza nel 2021, con 218 casi, invertendo il trend in calo dal 2020 (probabilmente solo da ascrivere alle conseguenze della pandemia).
In generale, le inchieste confermano la vocazione imprenditoriale dei trafficanti, che si dimostrano attivi soprattutto nelle filiere del riciclo in nero, ossia il recupero di materie senza rispettare le regole, quindi con gravi danni ambientali ed economici per le imprese sane del settore. In tema di riciclo in nero, quest’anno nel “Rapporto Ecomafia” è stato inserito anche un paragrafo sul mercato illegale degli oli da cucina usati, a dimostrazione che, laddove esistono margini economici, si aprono mercati “alternativi”. (Dal mensile di gennaio)
Le dieci proposte di Legambiente
Il 2022 è stato un anno segnato da due risultati importanti per la tutela del nostro straordinario patrimonio ambientale e culturale: l’introduzione, agli articoli 9 e 41 della Costituzione, del richiamo esplicito alla tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni, e l’approvazione, avvenuta lo scorso 3 marzo, del disegno di legge che ha introdotto nel nostro Codice penale il titolo VIII-bis, dedicato ai “Delitti contro il patrimonio culturale”. Di seguito le proposte di Legambiente per proseguire in questo percorso “di civiltà”.
1 approvare anche nella XIX legislatura la Commissione Ecomafia
2 inserire i delitti ambientali previsti dal titolo VI-bis del Codice penale e il delitto di incendio boschivo (423-bis) tra quelli per cui non scatta alcun automatismo in materia di improcedibilità
3 approvare il disegno di legge contro le agromafie, già varato dal governo durante la scorsa legislatura, nell’aprile 2020, ma mai votato in Parlamento
4 introdurre nel titolo VI-bis del Codice penale sanzioni adeguate ed efficaci nei confronti di chi commette crimini contro gli animali
5 istituire uno specifico “Fondo nazionale per la prevenzione e la tutela degli animali oggetto di maltrattamento, abbandono, sequestro, confisca o selvatici feriti”
6 ripristinare il potere sostitutivo delle prefetture in tutti i casi, anche antecedenti all’approvazione della norma, di mancata esecuzione da parte dei Comuni delle ordinanze di demolizione di immobili abusivi
7 emanare i decreti attuativi della legge 132 del 2016 che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente e prevedere incrementi di organico per il Sistema
8 rimuovere la clausola dell’invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista sia nella legge 68/2015 che in quella che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente
9 inasprire le sanzioni per il delitto di traffico organizzato di rifiuti e introdurre nuove e più stringenti sanzioni in materia di smaltimento illecito
10 garantire l’accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni iscritte nel registro unico nazionale del Terzo settore