Fonte adnkronos
“Penso che il governo italiano, che fino ad oggi rispetto ad altri Paesi europei è rimasto fermo, debba condannare il regime di Teheran e prendere una posizione seria e decisa a difesa dei diritti umani in Iran”. Lo afferma all’Adnkronos Taher Djafarizad, dissidente iraniano presidente dell’associazione Neda day, con sede a Pordenone, all’indomani della prima condanna a morte emessa nella Repubblica islamica nei confronti di una delle tante persone incriminate per aver preso parte alle proteste antigovernative scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini.
“Noi, che siamo in contatto con varie città iraniane, stimiamo che i morti delle proteste avrebbero superato i mille, la stragrande maggioranza sono giovanissimi, mentre gli arrestati superano abbondantemente i 20mila”, prosegue Djafarizad, sottolineando che “pochi giorni fa il parlamento iraniano a larga maggioranza ha chiesto la fucilazione degli arrestati, ma le proteste continuano in tutto il paese”.
“Conoscendo l’attuale presidente Raisi, che nel 1988 da procuratore della repubblica a Teheran ordinò l’uccisione di più di 10mila oppositori, credo che voglia far capire agli iraniani che lui non patteggia”, conclude il dissidente, chiedendo l’intervento del Tribunale internazionale dell’Aja nei confronti del presidente.