Pietrasanta Sabato 6 Agosto ore 19
Sabato 6 Agosto alle ore 19, Paola Raffo Arte Contemporanea inaugura la mostra personale
dell’artista Jessica Carroll, Intelligenza di Sciame che attualmente sta esponendo alla 43°
edizione della mostra di scultura nel Parco della Versiliana.
L’esposizione presenterà piccole sculture, disegni e gioielli.
- Questo testo è tratto da una conversazione/intervista avvenuta tra Jessica Carroll e Paola
Stroppiana, storica dell’arte giornalista e curatrice indipendente, nell’ottobre del 2018
Come si è evoluta nel tempo la pratica della scultura nell’ambito della tua
ricerca? Hai un materiale che prediligi?
LE MANI
Nella mia famiglia il 6 di gennaio si festeggiava la Befana con delle calze ripiene appese al
caminetto, l’anno prima l’avevo trovata e ci speravo: scartando velocemente carboni
zuccherati neri e giocattoli trovai un pacchetto di DAS ed esclamai ”La mia cretina!”
Ho ricevuto in dono la capacità di fare con le mani, forse era nella calza.
La mia ricerca creativa è basata sulla curiosità, curiosità di capire molte cose, fino, rare volte,
ad arrivare alla corposa intuizione di qualche senso, a qualche inequivocabile
approssimazione di esso. Il mio istinto è di divulgare questa bellezza ed essendo abile con le
mani e appassionata nella cura dei particolari la scultura è diventata il mio linguaggio di
elezione.
Il mio apprendistato, da figlia di un pittore, è stato totalmente bidimensionale. Solo verso i
trent’anni sono passata alla scultura dalle parti di Carrara, trovavo formidabile inerpicarmi sui
blocchi di marmo per sceglierne uno e finalmente potevo rivolgermi anima e corpo a qualcosa
che destava tutta la mia ammirazione e curiosità: la Materia.
L’approccio con il mondo del volume poi è stato esplosivo: finalmente ero libera di muovermi in
ogni direzione e sentire i volumi, da allora lavoro sempre direttamente con le mani, anche nei
disegni.
Un lato del mondo della scultura che mi ha anche appassionato è la necessità di mettere in
ordine il caos, prendiamo ad esempio uno dei miei materiali preferiti: il marmo nero del Belgio,
estratto dalle viscere della terra è il risultato del lavoro geologico di miliardi di anni. Quando si
comincia a sgrossare l’aspetto è brutto e grigiastro, la polvere nera che puzza di zolfo ed è
anche un pò unta si sparge ovunque, come se ci si trovasse in una miniera di carbone, poi
pian piano, la forma si comincia a delineare e allora bisogna essere più delicati perché è
vetroso, fino a che si può cominciare a scartavetrare, dal più grosso al più fine, senza lasciare
graffi. Quando la superficie è così lungamente e pazientemente lavorata si passa alla
lucidatura e il nero Belgio appare nel suo splendore: nero, lucido e vellutato.
Anche quel morbidino del marmo statuario è meraviglioso, per non parlare del grigio Bardiglio.
Mi piace poi la cera d’api che mischiata in giuste proporzioni e seguendo antiche ricette
diventa duttile alle mie mani per poi essere fusa in bronzo, altro materiale prediletto. C’è poi il
plexiglass trasparente ( che somiglia al nero Belgio nella lavorazione) e la terra, intesa come
creta.
Nel disegno prediligo i gessetti, che vanno toccati con le mani, il pongo, la cera d’api vergine e
chiara ed anche i segni bruciati sulla carta, sempre antica o fatta a mano.
Le mani riescono a fare anche senza gli occhi o comunque gli occhi si usano in un modo
diverso.
Le mani sono la memoria.
Qual è il tuo rapporto con la ricerca scientifica e come si declina nella tua
opera?
LA FOTOSINTESI CLOROFILLIANA
Ammiro infinitamente gli scienziati e la ricerca scientifica, in particolar modo la Biologia o
Scienza della Vita. Da ragazza mi iscrissi a Biologia, senza andare molto avanti però, solo
pochi esami, ebbi paura di immettermi in un campo troppo specifico che mi avrebbe impedito
di spaziare se non dopo molti anni di esperimenti con le cavie chiusa nei laboratori.
Sono una studiosa ed ho avuto anche la fortuna di girare luoghi di natura di mezzo mondo in
compagnia di scienziati e guardaboschi, anche ora sono tornata a vivere in un bosco, in
Piemonte e tengo un libro di bordo sugli avvistamenti di creature selvatiche. Nel mio lavoro
applico sempre il metodo dell’amplificazione, vale a dire assumere quante più possibile
informazioni su un dato soggetto per rifornirmi di materiale da assorbire per poi, eziandìo, far
emergere delle immagini. Nel campo scientifico sono stata indelebilmente influenzata da
alcune letture che si riferivano sempre ad un determinato luogo: Ascona ed ai convegni di
Eranos, che significa “luogo di incontro” e che è stato un meraviglioso progetto, durato molti
anni, dove artisti, scienziati di molte discipline e grandi esperti di vari settori ( fra cui il
morfologo Adolf Portmann e Carl Gustav Jung ) si incontravano per dei convegni con
conseguenti pubblicazioni. Quest’idea coincide particolarmente con il fatto di essere un’artista
appassionata di scienza e di osservazione, non solo della natura ma anche della realtà
percepita, anche da creature viventi diverse dall’uomo. Prediligo, quando tratto argomenti
scientifici, tutto ciò che non si riesce veramente a spiegare con il metodo scientifico, ciò che
sfugge all’inquadramento e di fronte a cui al massimo si può chinare il capo mesmerized,
come la fotosintesi clorofilliana, i comportamenti migratori, le strategie di difesa, l’apparire
stesso alla luce, la vita delle api e le loro lingue grafiche di comunicazione e le frequenze con
cui comunicano, di cui è la cosa che si sa meno di tutte. La bellezza della vita verde e blu.
Continuo a pensare che l’osservazione ravvicinata di un essere vivente diverso dall’uomo,
animale, vegetale o minerale che sia, possa contribuire ad una riflessione generale
dell’animale uomo. Lo stupore di fronte all’infinita grazia, dolcezza e durezza di ciò che è.
Inoltre credo che una maggiore connessione fra scienza e arte potrebbe essere utile. Tutto
dovrebbe essere più permeabile come è la realtà.
La compensazione di questo atteggiamento molto spirituale si compie per me nell’avere a che
fare con la Materia che, come diceva Brancusi, è quella cosa in cui l’artista non trova nessuna
grazia ma che insegna le leggi di Natura.
Matter is that thing in which the artist finds no mercy
Puoi parlarci di una o più opere per te particolarmente rappresentative del
percorso compiuto fino ad oggi?
LE MIE CREATURE
Tutte amate, fra queste il primo alveare sferico fatto con la cera d’api cercando di farlo come
un’ape e poi fuso in bronzo.
Tutte le piccole api fatte di cera e anche loro poi di bronzo.
La nutrice, in marmo e bronzo.
Gli Ottovolanti, che sono la rappresentazione spaziale della danza a otto che fanno le api per
comunicare, il primo è stato l’Hannukia che si trova nel Museo dei Lumi di Casale Monferrato.
Le cassette arnie, che sono uno studio sui colori preferiti dalle api (che comunque preferiscono
il blu).
Le tante cincie dipinte a tempera e disegnate da ragazza.
Tutte le danze di allarme a zig zag che fanno le api per segnalare un pericolo, che è un mio
tema ricorrente, con sempre con lo stesso titolo: “Allarme”.
I Tredici Modi di Vedere un Merlo di marmo nero del Belgio, ispirato nel titolo ad una poesia di
Wallace Stevens che tratta i tredici ed infiniti modi di percepire la realtà.
Il cannocchiale “Desiderio” trasparente per vedere nel passato e in trasparenza in cui
nell’ultima versione attraverso un’ottica si vede una cellula verde della fotosintesi, per cui il
cannocchiale ha preso il nome di Fase Luminosa.
Le fasi opache e fasi trasparenti delle anguille che migrano e mutano.
Il pesce di bronzo Terra Promessa.
La Panchina Alveare, sempre da posizionare in luoghi incantati per sedersi, leggere, pensare
o far nulla e la Danza in tondo, Round Dance, con cui le api dicono alle sorelle che il fiore è
vicino.
BIO
Jessica Carroll nata a Roma vive da molti anni in Piemonte.
In questi trent’anni di lavoro partendo dalla ricerca fotografica, è passata con fluidità al
disegno, alle incisioni e infine alla scultura che pratica con perizia, studio continuo e inesausta
attitudine alla scoperta. Protagonista della sua poetica la Natura, le sue leggi e la capacità di
guardare alla scienza e alla materia con rigore e affetto. Un connubio, quello di scienza e arte,
di grande forza e suggestione che secondo l’artista permea l’esistenza umana, animale e
minerale: un senso religioso, quasi francescano, di rispetto e contemplazione della Vita che
trascende ogni confessione.