A cura di Beatrice Audrito alla Galleria Giovanni Bonelli di Pietrasanta
Sabato 7 maggio la Galleria Giovanni Bonelli di Pietrasanta inaugura la mostra BACK AND FORTH. Piero Dorazio / Matteo Montani. Il secondo appuntamento di un nuovo format espositivo, a cura di Beatrice Audrito, che si propone di far dialogare –nello spazio di Piazza Duomo–, un artista storico con un artista contemporaneo mettendone in luce la visione comune, le affinità e le peculiarità della ricerca.
La mostra pone in dialogo Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005), figura di spicco nel panorama artistico italiano del secondo dopoguerra e maestro dell’astrattismo costruttivista, con Matteo Montani (Roma, 1972), un artista contemporaneo che conduce una riflessione puntuale sulla pittura quale strumento per filtrare il reale, risolvendo la pratica pittorica in un’astrazione ispirata al suo universo interiore. Servendosi di supporti pittorici alternativi, Montani mette in atto una trasfigurazione dell’immagine che assume così una struttura fluida, retinica, attraverso la quale osservare le cose del mondo. Le opere di Matteo Montani sono immagini liquide, soglie percettive che invitano il fruitore a entrare in una dimensione altra. Un effetto ottenuto grazie alle proprietà assorbenti della carta abrasiva, il supporto prediletto dall’artista: su di essa il colore sembra fluttuare, aggregarsi e disgregarsi continuamente producendo immagini in continua trasformazione.
Due artisti di generazioni diverse, accomunati però dalla stessa attitudine a trattare la superficie del quadro come un diaframma capace di restituire una vibrazione profonda per risvegliare i sensi di chi guarda. Una missione tanto cara a Dorazio, che nei suoi scritti del 1984 affermava: «Il quadro moderno deve rivolgersi ai sensi e trasmettere un’emozione primordiale. Questa capacità di rispondere, questa ricettività dei sensi non bisogna assolutamente perderla. La funzione dell’arte è quella di risvegliare, di mantenere costantemente vigili i sensi, adoperando le forme più aggiornate, in grado di star dietro al processo tecnologico che invece li vorrebbe addormentare». Una riflessione di grande attualità, che dimostra la visione e la modernità di Dorazio, in contatto con le correnti europee di avanguardia fin dagli anni del dopoguerra, quando inizia la sua ricerca sul colore a cui dedicherà tutta la vita. A cominciare dal 1958, quando dipinge una serie di monocromi sulle dominanti nero-grigio-blu ottenuti con l’applicazione del colore a tratti, prima paralleli, poi convergenti e incrociati, Dorazio svilupperà una pittura astratta che si esprime mediante la vibrazione della luce attraverso una struttura, un reticolo trasparente fatto di elementi cromatici sovrapposti. Partendo dalla linea, un elemento semplice e dinamico con la quale tracciare traiettorie e percorsi, Dorazio giunge così alla costruzione di un proprio codice formale, un inventario elementare per organizzare lo spazio al fine di restituire una sensazione di spazialità e di movimento. Come per Montani, il linguaggio pittorico di Dorazio è per l’artista un modo di esistere che inventa il mondo, libero da ogni condizionamento. Le sue opere esprimono una dimensione di spazio-tempo: vi soggiace un’idea del “tutto scorre”, un’energia vitale che fluisce e racconta di un andare senza meta. Un concetto che, pur nella diversità di linguaggio, si palesa anche nella pittura di Matteo Montani. Il punto di partenza è sempre l’immagine, attinta dal mondo esterno come da quello interiore: l’immagine destrutturata e riorganizzata da Piero Dorazio, è invece trasfigurata e distillata da Matteo Montani. La sua è una pittura di accadimenti, carica di lirismo, che sembra muoversi nel tempo come nello spazio, in un viaggio in itinere, un invito a guardare oltre la superficie, per entrare in una dimensione meditativa dove il colore è risonanza emotiva.
Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005)
Nasce a Roma il 29 giugno del 1927. Studia al liceo classico frequentando lo studio del pittore Bandinelli, iniziando a dipingere scene di paesaggio e nature morte per poi passare a opere di ispirazione cubista. Nel 1947 è tra i fondatori del gruppo “Forma 1” insieme ad Accardi, Attardi, Consagra, Guerrini, Sanfilippo, Perilli e Turcato. Il gruppo segue il filone dell’astrattismo e si muove in opposizione alla funzione sociale dell’arte portata avanti da un gruppo di artisti tra i quali Guttuso, Sassu e altri. All’inizio degli anni Cinquanta Dorazio apre la galleria “L’Age d’Or” con Perilli e Guerrini con l’intento di farne un luogo espositivo per artisti d’avanguardia. Fa un viaggio a Parigi nel 1947 dove conosce Gino Severini, Hans Arp, George Bracque e altri. Incomincia l’attività espositiva nel 1948 partecipando alla “Quadriennale di Roma” e al “Salon des réalités nouvelles” a Parigi. Nel 1953 è invitato dall’Università di Harvard per un seminario su arte e umanesimo. L’anno seguente la Rose Fried Gallery ospita una sua prima personale a New York. Nel 1957 presenta la sua prima mostra personale a Roma presso la Galleria La Salita. Partecipa inoltre alle Biennale di Venezia del 1956, 1958 e a quella del 1960 con una sala personale. Nel 1960 va negli Stati Uniti dove all’Università della Pennsylvania a Filadelfia riceve l’incarico di dirigere il dipartimento di belle arti, incarico che mantiene per i successivi dieci anni alternandolo con un insegnamento semestrale. Dopo la partecipazione a “Documenta 2” di Kassel nel 1959, nel 1962 entra a far parte del “Gruppo Zero” partecipando a tutte le mostre collettive del gruppo. Nel 1965 partecipa alla mostra “The Responsive Eye” al MOMA di New York e nel 1966 è presente nuovamente alla Biennale di Venezia. Invitato a Berlino dall’Accademia Tedesca vi si stabilisce per sei mesi partecipando ai fermenti ribellistici del movimento studentesco. A partire dagli anni Settanta fa numerosi viaggi, Medio Oriente ed Africa in particolare, stabilendosi poi definitivamente a Todi in Umbria. Prosegue nel frattempo l’attività espositiva sia in Italia che all’estero interessandosi anche di scenografia e di libri d’artista. La sua prima retrospettiva viene organizzata in Francia nel 1979 al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris; in seguito questa manifestazione viene trasferita negli Stati Uniti dove viene presentata in numerosi musei. Negli anni seguenti continua l’attività espositiva come quella del 1983 presso la Galleria Nazionale di Arte moderna a Roma, il Premio San Luca del 1986 e la sala personale alla Biennale di Venezia del 1988. Nel 1989 collabora al progetto della “Fiumara d’Arte” di Tusa in Sicilia, grande parco museo a cielo aperto ideato da Antonio Presti e nel 1966 realizza la “camera d’arte” dell’Atelier sul Mare di Castel di Tusa. In quegli anni è impegnato in numerose mostre sia in Italia che all’estero in importanti galleria private e istituzioni pubbliche, partecipando attivamente al dibattito culturale dell’arte con interventi sui maggiori quotidiani italiani.
Matteo Montani (Roma, 1972)
Dopo aver conseguito il diploma di Accademia di Belle Arti (Urbino e Roma) nel 1997, Montani comincia la sua attività espositiva nel 2000 allo Studio Casoli di Milano. Nel 2001 vince il premio Suzzara e partecipa alla Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa a Sarajevo. Dal 2005 espone regolarmente il suo lavoro in gallerie private e spazi pubblici, in particolare è di rilievo la collaborazione con la Galleria L’Attico (Roma) oltre che con Otto Gallery (Bologna), Luca Tommasi (Milano), Elkon Gallery (New York) e la Galleria Bonomo (Bari-Roma).
Partecipa alla XV Quadriennale d’Arte di Roma. Nel 2018 vince il Premio Michetti e nel 2021 realizza un’opera murale permanente al Museo Manzù di Ardea con i fondi del Premio Arte Contemporanea indetto dal Ministero dei Beni culturale e la Direzione generale Arte Contemporanea.
Tra le sue esposizioni museali: Museo D’Arte di Ravenna (2008), Museum Am Dom, Würzburg (2011), Museo Hendrick C. Andersen, Roma (2013), Museo d’Arte Contemporanea Lissone (2017).
Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private tra le quali: Cattedrale di Würzburg (Germania), Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea (Roma), Museo H.C.Andersen (Roma), Fondazione La Quadriennale (Roma) Museo Michetti (Francavilla al Mare), Collezione Unicredit (Milano), collezione Artefiera (Bologna), VAF Stiftung (Francoforte), Musei Vaticani.