Inaugurata il 22 aprile la mostra personale di Silvia Giambrone Fighting Words, con un testo di Paola Ugolini.
Con la prima personale negli spazi milanesi della galleria, il 22 marzo 2022, Prometeo Gallery Ida Pisani avvia una collaborazione con Silvia Giambrone (Agrigento, 1981).
Già nel titolo, la mostra dichiara il suo carattere combattivo e resiliente: Fighting Words. Silvia Giambrone è infatti un’artista e una militante femminista, che con il suo lavoro esplora il campo minato dell’abuso e della violenza domestica. Utilizzando diversi mezzi espressivi, fra cui il video, la performance, la fotografia, il ricamo e la scultura, Giambrone indaga l’assuefazione alla violenza intesa come distorsione di un rituale familiare apparentemente immutabile, «qualcosa di così interno al tessuto della vita da non essere più riconosciuto come tale», scrive Paola Ugolini nel suo testo critico. Proprio il tessuto, quello soffice, caldo e rassicurante di alcune copertine da culla, dai colori tenui, è stato scelto dall’artista come materiale privilegiato per alcune delle opere in mostra. «Le Security Blankets –scrive Paola Ugolini– sono eleganti copertine da culla di cotone rosa, decorate con i personaggi di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma ricamate con frasi tratte da un manuale di sopravvivenza in cui vengono insegnate tecniche per riuscire a fermare un’aggressione sessuale. I ricami delle istruzioni per combattere/sopravvivere violano l’innocenza della nursery e portano avanti un’operazione concettuale di brutale smascheramento del tabù che confina la violenza sessuale nel silenzio; in tal modo, tale smascheramento si tramuta anche in monito per le generazioni future».
A partire da quello che Natalia Ginzburg definirebbe un Lessico familiare, con disparità qui più marcate tra i membri del nucleo domestico, Giambrone rompe il tabù che spesso aleggia sulla violenza tra le mura di casa. Le sue opere svelano i meccanismi intrinseci a tali soprusi, fondati su una grammatica affettiva e relazionale che la società attuale dà per assodati, a cui si è assuefatti al punto da non riuscire più a riconoscere come soverchianti il patriarcato, gli squilibri di potere, fino all’accettazione della malvagità.
In mostra anche il video TRAUM, che si pone, secondo Ugolini, «dal punto di vista di chi è sopravvissuto all’abuso, di chi è stato nella posizione della vittima e si trova a rivivere l’esperienza tramite il racconto». Nel video infatti Silvia Giambrone legge, in maniera distaccata e con voce monocorde, una lista di punti elencati su un sottile foglio di ceramica. Dopo una pausa, il foglio viene lasciato cadere sul pavimento, rompendosi, con il suono inconfondibile di un materiale fragile che si frantuma, registrando la “realtà” del trauma, e, attraverso la natura performativa dell’opera, trasformandolo in un evento collettivo allo stesso tempo doloroso e liberatorio, che non può essere negato.
In mostra, oltre a opere installative e Lightbox, anche un piccolo manufatto che fa da contrappunto concettuale agli altri lavori. Si tratta di una carta da divinazione su cui è raffigurata una rosa: secondo l’antica tradizione di segretezza del Sub Rosa Tacita Dicta (espressione estrapolata dalla frase latina sub rosa dicta velata est, ovvero “sotto la rosa ciò che si dice non si può rivelare”) questo fiore testimonia il lato positivo e luminoso del silenzio. Nell’antichità la rosa era il fiore dedicato al dio egizio Horus, rinominato dai romani Arpocrate, divinità della segretezza e del silenzio, custode dei segreti. Quando pertanto veniva posta una rosa su un tavolo, i presenti erano obbligati a non divulgare quanto era stato detto o ascoltato. Da allora, l’espressione sub rosa indica qualcosa che viene detto o fatto in segreto, in via confidenziale. «La sacralità del silenzio –chiosa Ugolini– viene quindi legata concettualmente da Silvia Giambrone a quel nucleo di resilienza che ognuno ha all’interno di sé, quel nocciolo duro che non può essere intaccato da agenti esterni e che permette all’umanità di andare avanti nonostante l’orrore».
Biografia
Silvia Giambrone, Agrigento (1981); vive e lavora tra Roma e Londra. Lavora con performance, installazione, scultura, video, suono. La sua ricerca è incentrata sulle forme sotterranee di assoggettamento. Negli ultimi quattro anni vince numerosi premi e partecipa a numerose conferenze e residenze in Europa e Stati Uniti. E’ ambasciatore per Kaunas città europea della cultura 2022. Vince il Premio VAF 2019.