Dopo il successo dei primi due spettacoli in cartellone, riprende al Cro di Porta a Lucca a Pietrasanta l’8 marzo, in occasione della festa della donna, la rassegna di teatro RACCONTI DI RESISTENZA.
Ancora tre storie di persone reali o archetipi, declinati secondo chiavi narrative diverse ma sempre improntate a ritrovare in ogni particolare vicenda quanto di universale ci accomuna: il coraggio e la paura, il desiderio di affermazione individuale e quello di sentirsi inseriti in una comunità, la voglia di cambiare il mondo e l’amore per le piccole cose di ogni giorno.
“Siamo davvero felici di riportare il teatro al Cro, dopo la pausa nei mesi di gennaio e febbraio per le restrizioni causate dall’emergenza sanitaria.”
Ecco il programma:
Martedì 8 marzo ore 21 e 15
Eva e il Verbo
di Carlo Terron
con Silvana Filippelli
Eva tutta sola in un monologo che è anche un dialogo con un interlocutore muto, il Serpente. È una donna stanca, sente vicina la vecchiaia, con Adamo non riesce più a comunicare, sua unica consolazione Abele il figlio prediletto. Dopo la Caduta niente è
più andato per il verso giusto. Ma Eva non si sente in colpa. Se le cose vanno sempre peggio responsabile è la logica maschile con il suo bisogno di catalogare, razionalizzare, la smania di sfruttare la natura, di possedere e accumulare. A questa deriva autoritaria
e punitiva Eva contrappone l’adesione incondizionata al ritmo della natura, il libero vissuto dei sensi, l’immediatezza dei sentimenti.
Domenica 20 Marzo ore 21 e 15
Bartali: Prima Tappa
di Paola Bigatto e Lisa Capaccioli
con Francesco Dendi
regia Lisa Capaccioli
Lo chiamano I’ Bartali perché è un appassionato ciclista e ammira il famoso campione.
Come Ginettaccio usa la grande abilità di ciclista per dare, attraverso un Giro d’Italia tutto particolare, il suo contributo alla Resistenza: abiti, documenti, cibo giungono così a chi sta nascosto nelle campagne toscane; è solo un ragazzo, ma ha ben chiaro quale sia la missione da compiere.
Domenica 20 febbraio ore 21 e 15
Un Gramsci mai visto
di e con Angelo d’Orsi
accompagnamento musicale dei Vincanto
Perché uno spettacolo su Gramsci? Perché no!? Premesso che Antonio Gramsci è il pensatore italiano più studiato oggi nel mondo, ma poco conosciuto in Italia, al di fuori della ristretta cerchia
di specialisti, ci sembra che sia necessario rompere questo steccato, e far arrivare l’opera e la figura di Gramsci al più vasto pubblico, a un pubblico “popolare”. Riteniamo infatti che i tempi siano maturi per riscoprire parole, idee, insegnamenti di vita di questo straordinario personaggio: l’educatore, il militante rivoluzionario, il dirigente politico, il pensatore a tutto campo. Specie oggi, in una fase storica in cui abbiamo tutti bisogno di bussole e punti di ancoraggio per uscire da questa lunga “notte della repubblica”. E Gramsci, con la ricchezza del suo pensiero critico, con la sua volontà dialogica, con la sua dirittura morale, con il suo rigore intellettuale, con la sua creatività di pensiero e di linguaggio, con i suoi interessi così ampi e multiformi, appare un punto di riferimento tanto importante quanto negletto. Intendiamo con questo spettacolo contribuire a diffondere la conoscenza e l’interesse al di fuori delle cerchie specialistiche, della figura di Antonio Gramsci.
A partire dal recente volume Gramsci. Una nuova biografia (Feltrinelli, 2017; nuova ediz. ivi, 2018), di Angelo d’Orsi, opera che ricostruisce vita e pensiero del pensatore rivoluzionario in modo piano ed efficace, adatto a chi di Gramsci non sappia nulla, ma anche a chi sappia tutto, si è deciso di far conoscere quella vita in una forma diversa, ossia teatrale, con un Gramsci che si racconta in prima persona.
L’appassionata narrazione della vita di Gramsci, nella forma di cinque monologhi (corrispondenti alle cinque parti del libro di Angelo d’Orsi), dialoga con momenti di musica e canti popolari di lotta e di lavoro, tratti dalla tradizione orale contadina e operaia degli inizi del ‘900.
Le vicende umane di Gramsci, vengono così proposte, in un intreccio con le vicende politiche e l’elaborazione di un pensiero originale, con la sua lenta affermazione sulla scena politica nazionale e internazionale, nei diversi contesti geografici, politici e umani, dalla Sardegna a Torino, dalla Russia al ritorno in Italia fino al carcere e alla clinica dove morrà, con la stesura dei Quaderni, e delle Lettere. Il tutto, sempre accompagnato e arricchito dalla musica e dal canto.
Lo spettacolo, con l’obiettivo, dunque, di avvicinare all’universo gramsciano il più vasto pubblico, attraverso l’alternanza dei monologhi ai momenti corali, costituisce un unicum che riesce a coinvolgere lo spettatore mediante il ricorso a diversi registri e linguaggi. Si tenga conto che Gramsci stesso non soltanto amava il teatro, e fu critico teatrale, tra l’altro, e riteneva il teatro un mezzo formidabile di pedagogia di massa. Era attentissimo ai fenomeni e alle manifestazioni di folclore, inoltre amava la musica e teorizzò il concetto di nazionale-popolare.
Si tratta dunque di un vero spettacolo gramsciano, oltre che di uno spettacolo su Gramsci, recitato in prima persona come se il narratore/attore – interpretato da Angelo d’Orsi – fosse lo stesso Antonio Gramsci.