Il cibo ribelle è Il nuovo libro di Gabriele Bindi prodotto in collaborazione con Franco Berrino, Salvatore Ceccarelli, Carlo Triarico e Vandana Shiva. Per una nuova consapevolezza a partire dalle nostre scelte alimentari
“I padroni del cibo sono i padroni del mondo […]. Acquisire consapevolezza di questa schiavitù è il primo passo per liberarsene” Franco Berrino
Ripartiamo dal cibo! I tempi della pandemia impongono un cambio di rotta e una maggiore consapevolezza rispetto a ciò che mangiamo. Dall’autore di “Grani Antichi” con l’importante contributo di Franco Berrino, Vandana Shiva, Salvatore Ceccarelli, Carlo Triarico, un testo che vuole andare alla radice del cibo, al di là delle mode, delle ossessioni e degli stili alimentari. Un ricco compendio di esperienze e conoscenze della materia, con le riflessioni e i consigli degli esperti, e con un tocco di irriverenza verso i grandi nomi del Made in Italy, per riconoscere il cibo “vero”, oltre agli inganni dell’industria alimentare.
Un viaggio di emozioni e saperi dentro al mondo rurale e alle produzioni artigianali, che ci aiuta a riprendere in mano la nostra salute, quella del pianeta e dei territori. Un libro per una nuova educazione alimentare, alla scoperta del gusti della biodiversità.
“Nei paesi ricchi possiamo decidere cosa mangiare almeno tre volte al giorno: c’è forse una scelta più importante che possiamo fare per noi stessi e per il pianeta? L’abbondanza di cibo sugli scaffali è solo una gigantesca illusione, perché le nostre diete sono sempre più povere di micronutrienti, minacciano le risorse del pianeta e uccidono il significato profondo del cibo, ridotto a carburante o a esibizione nei cooking show”.
Dall’intervista al Manifesto di Giorgio Vincenzi a Gabriele Bindi
Di questi tempi i libri sul cibo sono tantissimi. Il suo cosa racconta di diverso? E il cibo da chi si ribella?
In effetti, tutti oggi parlano di cibo, lo esaltano a suon di effetti speciali, lo sacrificano sull’altare dell’audience, ma il cibo di cui parlo è un’altra cosa. Ha più a che fare con la democrazia della terra, con l’accesso alle risorse, con la consapevolezza. Con la libera scelta di coltivare ciò che si vuole, senza danneggiare il pianeta e gli altri esseri umani. Qualcosa di molto diverso dalla narrazione televisiva, dagli stili di tendenza, o delle diete a tutti i costi.
C’è un capitolo dedicato alla pornografia del cibo. La cosa incuriosisce un po’…
Beh sì, la pornografia del cibo è dappertutto. Pensa solo a tutti gli alimenti presentati come sani e naturali, che naturali non sono affatto. A quelle immagini di contadini felici, famiglie sorridenti, mucche che pascolano nei prati: queste immagini nelle pubblicità e nelle trasmissioni televisive sono ridondanti. Nel celebre spot della Barilla Antonio Banderas fa finta di trovarsi in un antico mulino, ma in ben poche persone in realtà si sono accorte che si trattava di un frantoio. Negli spot pubblicitari c’è tutta una continua allusione al benessere, alla felicità, alla leggerezza, per vendere di fatto dei prodotti industriali di scarsa qualità alimentare. Come diceva Jean Baudrillard si reinventa il reale come finzione, perché di fatto il reale è scomparso dalla nostra vita.
Il cibo ribelle. Liberarsi dal cibo industriale, riscoprire i sapori e ritrovare la salute, di Gabriele Bindi, Terra Nuova Edizioni (2020) . 300 pagine, con foto a colori, euro 18.00
Ordinabile in tutte le librerie italiane oppure online:
Gabriele Bindi, giornalista ambientale e redattore di Terra Nuova. Si occupa di filiere agroalimentari e propone viaggi di incontro con il mondo rurale e le produzioni artigianali. Con Terra Nuova Edizioni ha pubblicato Grani Antichi. Una rivoluzione dal campo alla tavola (2016)