Il rapporto tra scienza e filosofia affrontato attraverso un percorso espositivo multimediale, tra luci, musica, immagini, personaggi e voci
Il Viaggio Meraviglioso tra scienze e filosofia, in mostra al primo piano del Palazzo delle Albere, da un’idea di Stefano Zecchi e a cura di Beatrice Mosca, apre al visitatore le porte della conoscenza attraverso un sorprendente cammino nel tempo. Un cammino nel tempo dove la bellezza e l’amore ritornano come eterno richiamo per riflettere sul senso della vita dell’uomo. Dalle simbologie del mito e dal logos alle origini della filosofia, all’incanto della fede, all’armonia dell’umanesimo sino alla nascita della scienza moderna e al cosmo con i grandi interrogativi contemporanei sullo spazio e sul tempo. Un viaggio meraviglioso, quello della nostra conoscenza, che dalle straordinarie narrazioni mitiche che raccontano il senso della vita e della morte, del divino e dell’umano giunge fino a noi, ai nostri tempi. La ricerca scientifica contemporanea apre scenari che sollecitano interrogativi sul destino dell’uomo e sul pianeta da lui abitato: obbliga a domandarsi se lo sviluppo a cui il suo sapere l’ha portato, oltre a migliorare la qualità della vita, non stia compromettendo lo spazio naturale e, infine, anche la socialità. La vita. Sono domande scientifiche che interrogano la filosofia, la sua millenaria riflessione sulla verità dell’essere nel mondo.
La mostra svela il racconto del pensiero dell’uomo, della sua idea di bellezza e di amore. Pensiero, bellezza, amore: il significato della vita racchiuso in tre concetti. Dal mito classico si entra nell’epoca in cui s’indaga il fondamento razionale della conoscenza di ciò che è terreno e divino, per poi procedere lungo un cammino che, nel lasciarsi alle spalle la grande tradizione classica, si apre alla modernità. La cultura umanistica inaugura nuovi orizzonti del sapere che saranno ereditati dalla scienza moderna di Galilei, Cartesio, Newton in un grande dialogo complesso e conflittuale con il pensiero filosofico e teologico. Al termine del viaggio, l’ingresso nella nostra contemporaneità è quasi un ritorno simbolico all’origine della civiltà occidentale: “Tutto ciò che passa è soltanto un simbolo”, come scriveva Goethe alla fine del suo Faust.